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Patty porcellina in erba 13 tre insieme seconda parte


di Membro VIP di Annunci69.it pattymilf
11.11.2018    |    32.628    |    41 9.4
"Feci cenno ad Enrico di avvicinarsi..."
Ero distesa bocconi sul letto, ansimante, nuda. I capezzoli e le tette mi dolevano per quanto me li avevano strapazzati. Il culo mi bruciava per le cinghiate ricevute. Ma bruciava di più il mio amor proprio per come mi ero comportata. Marco mi aveva sodomizzata mentre suo fratello Enrico mi scopava. Soddisfatto Enrico anche Marco aveva piantato il suo cazzone nella mia fighetta riempiendomi. Sentivo la loro sborra calda che usciva dalla mia vagina slargata. Avevo succhiato i loro uccelli. Avevo raggiunto più volte l’orgasmo. Mio cugino Gianfi si era goduto il tutto e ora aspettava il suo turno per divertirsi con me.
- vai a lavarti Patty, ora tocca a me – mi disse
Ero la loro troietta.

Dopo un po’ la raggiunsi in bagno, si stava lavando le mani, appena china in avanti, il culetto sporgeva arrossato, invitante. Il bidet era bagnato. Lo specchio rifletteva il suo viso e il suo busto. L’abbracciai da dietro, le mani a coppa sotto i suoi seni.
- sei uno splendore cuginetta! –
- grazie cugino –
- in queste settimane hai perso ogni freno inibitore, sempre che tu ne abbia mai avuto uno; sta venendo fuori quello che sei veramente.-
- vorresti dire…. –
- ….. una puttanella –
- sento che ti piace questa puttanella –
Stavo facendo scorrere il mio cazzo sempre più duro tra le chiappette di Patrizia;
- stai per prendere il terzo cazzo della giornata –
- scommetto che entrerà nella passerina, vero? –
- il resto lo conosce già bene …. –
- sei stato tu a sverginarmi il culetto Gianfi -
- ho aperto la strada a tutti quelli che sono venuti dopo. – la tirai indietro verso di me, obbligandola ad appoggiarsi con le mani al lavandino, le gambe divaricate. I capelli biondi le ricadevano sul viso. Le tettone sode dondolavano appena. Guidai il mio uccello verso la sua fighetta. La porcellina muoveva il culo, cercandolo. Appoggiai la punta tra le labbra della vagina, gliela sfregavo contro, senza entrare. Vedevo i suoi occhi riflessi nello specchio. Era una cagna in calore. Spinsi appena un po’. Emise un gemito
- lo so che lo vuoi. –
- allora dammelo –
- sei una cagnetta affamata, me lo devi chiedere –
- scopami, per piacere –
- meglio, puoi fare di meglio –
- scopa la tua puttana, per piacere –
Affondai il cazzo dentro di lei, fino ai coglioni. Mi fermai contro il suo utero. Mi retrassi e colpii un’altra volta. La tenevo per i fianchi. La volevo solo chiavare, conoscevo la sua bocca e il suo culo. La sua figa era calda, bagnata, accogliente. Si stringeva attorno al mio uccello. La guardavo nello specchio, godeva nonostante la stessi sfondando con quanta forza avevo. Le sue tette ballavano libere. Mugolava. La pompavo.
- non ti basta mai! –
- spingi…. Porco! –
- fottila, è la nostra puttana – era entrato Marco – te la volevi godere da solo? –
- tu e tuo fratello l’avete già presa… -
- uno non le basta, tua cugina è una vacca. -

A Marco piaceva divertirsi con le mie tette. Gliele stavo offrendo come meglio non avrei potuto, libere, indifese. Ero appoggiata con le mani sul lavandino, piegata; Gianfi mi teneva per i fianchi, il suo cazzo mi riempiva la figa per la prima volta. Come al solito, avrei dovuto rifiutarlo, era mio cugino, ma la cosa mi faceva invece eccitare di più. Avevo le poppe gonfie di piacere, i capezzoli grossi, duri e dolenti.
Marco li prese tra le dita, uno per mano, massaggiandoli
- sei eccitata… -
- ssss..iii –
- non puoi godere quando vuoi. Sei solo uno strumento per il nostro piacere –
Ora me li stringeva, tirandoli verso il basso, allungandoli dolorosamente. Ogni colpo che ricevevo dal cazzo di Gianfi era una stilettata per i miei capezzoli
- basta Marco… basta –
- ho appena cominciato troietta -
Mi spremeva e tirava i capezzoli sempre più forte, non sapevo come difendermi. Non volevo dargli la soddisfazione di sentirmi urlare, ma non ce la facevo più.
- ahhhhhhhhhhhhhhhhhhhiiiiiiiii –
- così farai peggio… -

Mi sedetti per terra, la schiena contro il mobiletto che conteneva il lavandino su cui lei si reggeva, la testa tra le braccia, il suo viso vicino al mio. Vedevo il cazzone di Gianfi che pompava la fighetta di Patrizia; avevo una splendida visione delle tettone che ballavano libere a mia disposizione. Le presi a piene mani, erano piene, sode; due grosse arance mature da spremere; cominciai a strizzarle per bene, alternando l’una, all’altra continuamente. I suoi occhi erano pieni di lacrime di dolore e di rabbia.
- Hai proprio le tette di una vacca Patty, manca solo il latte –
- Marco sei uno stronzo –
- Ora vedi cosa ti fa lo stronzo! –
Smisi di mungerla, ma cominciai a schiaffeggiarle il seno. Belle sberle a piene mani, seguendo il ritmo dei colpi di cazzo di Gianfi. La colpivo di lato, da sotto, da sopra; quelle magnifiche poppe erano un giocattolo tra le mie mani. La pelle si stava arrossando ma vedevo i capezzoli eretti. La puttanella alternava gemiti di piacere a urla di dolore.
Gianfi stava accelerando, lo sentii grugnire mentre le dava gli ultimi colpi riempiendole la figa con la sua sborra.
Le presi le tettone, una per mano, per un’ultima violenta strizzata. La troietta si dimenava cercando di liberarsi; le sarebbero rimasti i segni per un bel pezzo. Mi era tornato duro.
- torniamo in camera, non ho finito con te –
Gianfi aveva finito, Patty si alzò con fatica, precedendomi e offrendomi così la vista del suo culetto che ormai conoscevamo tutti bene. Tra le sue cosce nude colava lo sperma di Gianfi
- cosa vuoi che faccia Marco? – mi chiese obbediente
- mettiti in ginocchio –
- si, Marco –
- sai cosa devi fare, vero? –
Prese il mio cazzo, se lo mise tra le labbra, cominciò a succhiare. Feci cenno ad Enrico di avvicinarsi.
- prendi anche il suo, un po’ per ciascuno da buoni fratelli. -

Mia cugina era proprio una troietta nata! Era nuda, in ginocchio, le cosce divaricate con la mia sborra che gocciolava dalla sua fighetta socchiusa. Segava un uccello con una mano, mentre spompinava l’altro. Conoscevo le sue mani e la sua bocca e sapevo quanto era brava con le labbra e con la lingua.
Gliela vedevo passare avida sui coglioni e sul cazzo dei miei amici. Bagnava loro le cappelle che poi succhiava voracemente. I capezzoli, nonostante le strapazzate ricevute erano eretti, tradendo così il piacere che provava.
Mi avvicinai ancora a lei, con le dita di una mano scesi lungo la sua schiena, fino al culetto sodo.
Mi feci strada con l’indice fra le chiappette rotonde cercando il suo buchetto. Non oppose nessuna resistenza quando lo violai, anzi la sentii spingere verso di me per facilitarmi l’entrata. Decisi allora di entrare con un secondo dito e masturbarle il culo. Sapevo che le piaceva. I gemiti che emetteva tra una succhiata e l’altra erano molto significativi.
- vorrei fare una cosa ragazzi – dissi
- diccelo –
- una bella sborrata in faccia alla nostra puttanella –
- in faccia e in bocca –
- una bella doccia –
Marco ai allontanò tornando poco dopo con qualcosa in mano, un grosso pennarello rosso;
- va battezzata … -
Le si mise di fronte, lo aprì. Con la mano sinistra la prese per i capelli, con la destra le scrisse in fronte: TROIA. Le porse il pennarello chiuso.
- sai dove infilarlo, vero? –
Ci mettemmo a semicerchio intorno a lei, i cazzi in mano all’altezza del suo visino. Ci guardava con gli occhioni spalancati, la bocca aperta pronta a ricevere i nostri schizzi.

Ero la loro puttana. Ce l’avevo scritto in fronte. Avevo segato e succhiato i loro cazzi godendo con le dita di mio cugino che mi ravanavano il culo, dentro cui avevo ora infilato il pennarellone. Le tette mi facevano male per le strizzate che mi aveva dato Marco ma scuotevo il busto per farle ondeggiare ed eccitare i tre ragazzi.
- riempitemi, sono la vostra puttana –
- facci vedere quanto lo sei –
Allargai le cosce esponendo la mia fighetta dischiusa e bagnata, iniziai a farmi un ditalino di fronte a loro, mi insultavano
- troia –
- succhia cazzi –
- puttana –
- cagna
- sborratoio –
- carne per cazzi –
- lecca sborra –
- zoccola –
- vacca –
si masturbavano davanti alla mia faccia, più mi umiliavano e più mi eccitavo. Con una mano mi sditalinavo, le dita penetravano profondamente nella mia vagina fradicia, con l’altra mano mi strusciavo tutta, la faccia, le tette, il culo; sembravo ed ero una cagna in calore. Marco venne per primo, schizzandomi in bocca, sul viso tra i capelli. Ogni schizzo era per me come un colpo di cazzo, era un orgasmo continuo. Fu seguito a ruota dagli altri due. Colavo sborra come una puttana da marciapiede. Me la spalmai sulle tette e nella figa, leccandomi le dita.
Alla fine mi consentirono di andarmi a lavare.
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